4 Maggio 2020 Enrico

Teoría musicale di base, dove iniziare?

Sono i libri di solfeggio a fumetti per i più piccini ed i video didattici che circolano in rete le due strade certamente più brevi e semplici per iniziare ad apprendere musica, e questo lo si può fare a qualsiasi età; quello che non si deve invece fare, è intraprendere questa strada se non si è davvero convinti, se ci si accorge cioè di non possedere nessuna predisposizione o dote naturale per studiare musica, perché si rischierebbe addirittura che questa materia possa risultare pesante e noiosa, cosa assolutamente non vera.

Basicamente, la musica è presente in tutto ciò che ci circonda, la troviamo sempre lì, a fare da sottofondo a moltissimi momenti della nostra vita, solo che a volte non ce ne rendiamo neppure conto.
Il classico do-re-mi-fa-sol-la-si che abbiamo sentito milioni di volte già grazie alle nostre mamme, specie sotto forma di cantilena quando eravamo ancora lattanti per placare i nostri pianti, è praticamente da considerare il punto di partenza di tutta la musica, specie per un bambino che inizia solo adesso ad affacciarsi a questo magico mondo ed a conoscere i suoi primi suoni.

Note musicali

Detto così, in modo nudo e crudo, le note sono 7, ma presto ci accorgeremo che ciò è vero solamente in parte; bisogna almeno iniziare familiarizzare con un elemento in concreto per poter iniziare a studiare le note, ed il pianoforte è sicuramente lo strumento più indicato per assolvere a funzioni esplicative e didattiche, i tasti bianchi e neri che lo contraddistinguono sono infatti riferimento quasi imprescindibile di qualsiasi corso o lezione di musica.

Quindi riassumendo, i tasti bianchi del pianoforte sono le note ‘do-re-mi-fa-sol-la-si’, ma cosa saranno mai i tasti neri con cui essi convivono? Si chiamano ‘alterazioni’, e sono suddivise in due gruppi: ‘diesis e bemolle’. Guardando la tastiera di un pianoforte, il tasto bianco del Do è separato dal suo vicino (Re) da un tasto nero leggermente più piccolo e situato un po’ più in alto per comodità di diteggiatura; bene, quello è il ‘Do diesis’, e ha un suono mezzo tono più alto del Do naturale. Il Do diesis può anche essere letto come Re bemolle, a seconda della nota chiave su cui è stata scritta la partitura, ma questo fa parte già di uno step più avanzato.

Accordi e scale

‘Si definisce accordo il suono simultaneo di tre o più note aventi una altezza definita’, il che significa che ascolteremo un suono armonioso e melodico in cui le tre note suonate si incastrano alla perfezione ed in modo ‘armonico’. Il genere di accordo più comunemente usato da chi sta apprendendo a suonare è quasi sempre una ‘triade’, e generalmente essa è formata da: nota dominante, terzo grado (che può essere maggiore o minore) e quinta giusta.

Facciamo l’esempio più facile del mondo, immaginiamo che stiamo eseguendo una melodia di ‘buon compleanno’ al pianoforte per la nostra cara e dolce mamma che compie gli anni: generalmente questa si canta in Do, ed il primo accordo è proprio un Do maggiore, che otterremo dunque suonando il Do con il pollice, il terzo grado maggiore della scala di do (ovvero il Mi) con il dito indice o medio, ed il quinto grado (Sol) con il mignolo; se l’accordo che vogliamo suonare fosse invece un Do minore, dovremmo soltanto spostare il Mi mezzo tono indietro, ovvero suonando il Mi bemolle, terza minore della scala di Do.

I valori del tempo

Per familiarizzare meglio con la parte ritmica della musica, bisogna certamente iniziare ad avere un’idea del concetto di ‘tempo’, sapere ad esempio cos’è una battuta e come essa può essere suddivisa.

La battuta (o misura) è un insieme di valori compresi tra due linee verticali poste sul pentagramma chiamate comunemente ‘stanghette’. Essa può essere a sua volta suddivisa in: ‘binaria, ternaria, o quaternaria’, a seconda di quanti movimenti si facciano ogni 4 tempi, e tali indicazioni vengono espresse con dei valori numerici sotto forma di ‘frazione’ che appaiono all’inizio della partitura (es: 2/4, ¾, 4/4 etc..), indicando in questo modo quale dovrà essere la cadenza del ritmo.

Dalla teoria alla pratica

Come in tutte le cose che si apprendono, ogni fase teorica cammina sempre di pari passo con quella pratica, e nella musica in particolar modo tutte e due queste fasi sono assolutamente complementari ed imprescindibili l’una dall’altra. Non servirà a nulla sapere che Mi è il terzo grado maggiore di Do o che stiamo suonando in 4/4 se non ne comprendiamo realmente il significato, non bisogna avere nessun timore di ‘storpiare’ qualche nota o di suonare fuori tempo anzi, provare e riprovare più volte è fondamentale per ‘consolidare’ quello che si è appreso a livello teorico, ed è senz’altro la strada giusta per apprendere bene le più basiche nozioni di musica.