31 Gennaio 2022 Enrico

Fabrizio de Andrè e le prostitute

Oggi faremo un omaggio ad uno dei più grandi cantautori italiani, un uomo che ha fatto la storia della musica nostrana e che ha fatto parlare molto di se anche fuori dai palcoscenici sui quali si esibiva, Fabrizio de Andrè. Quattordici album incisi in studio nei quarant’anni di carriera artistica senza contare le canzoni sciolte pubblicate a parte come singoli, ed una vita intera dedicata a cantare storie di emarginazione sociale, ribellione, prostituzione; si potrebbe dire che, più che semplici canzoni, quelle di De Andrè sono considerate vere e propre poesie, tanto è vero che per alcune di esse sono state addirittura pubblicate delle raccolte antologiche.

E’ proprio questo il motivo per cui il cantautore genovese viene definito dai critici d’arte moderni uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, anzi c’è chi è stato ancora più preciso nell’appioppargli l’etichetta de il poeta degli sconfitti o anche il cantautore degli emarginati. Fabrizio de Andrè ha venduto circa 65 milioni di dischi in carriera, ma viene ricordato soprattutto per le tante innovazioni apportate alla poesia ed alla letteratura italiana; quando si dice un vero uomo di cultura.

Già 23 anni dalla scomparsa di ‘Faber’

De Andrè è nato a Genova il 18 Febbraio del 1940, e purtroppo morto a soli 59 anni (l’11 Gennaio 1999) a Milano; insieme con Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Bruno Lauzi ha rappresentato quella che è stata la cosiddetta scuola genovese, grande movimento culturale ed artistico sviluppatosi nell’area della capitale ligure a partire dai primi anni del 1960.

Faber, questo l’appellativo amichevole assegnatogli dal compaesano Paolo Villaggio per la sua mania di disegnare usando pastelli colorati di marca Faber-Castell, ha raggiunto una popolarità tale che, alla sua morte, alcune istituzioni locali non hanno esitato neppure un attimo a dedicargli opere pubbliche come strade, piazze, biblioteche, scuole, teatri. Del resto, le sue idee pacifiste ed assolutamente anarchiche hanno sempre trovato molti estimatori sia in Italia che all’estero, per cui non c’è davvero nulla da meravigliarsi se moltissima gente conserva un ricordo di lui che va ben oltre i suoi successi musicali.

Via del Campo

Ai tempi in cui fu composta Via del Campo era una delle strade più degradate e povere di Genova, un posto dove vivevano le persone meno abbienti, gli emarginati sociali, e soprattutto le prostitute; proprio a queste ultime il grande cantautore genovese ha dedicato molte delle sue canzoni, alcune tra le più conosciute, altre forse un po’ meno famose, ma sempre molto profonde e significative, ed è per questo che ancora oggi è moltissima la gente che piange la sua scomparsa.

Via del campo parla di una prostituta che non si limita a vendere sesso in modo freddo e materiale, ma lo fa donando la sua rosacon passione, tanto da far crescere i fiori dove lei cammina. La ragazza vuole in un certo senso raffigurare la speranza in un contesto di povertà e degrado, e tutti gli uomini che vanno con lei si sentono come ‘purificati’ dalla grande ipocrisia che caratterizza il loro vivere quotidiano, in barba a tutte le stupide regole imposte dal buon costume.

Bocca di Rosa

‘La chiamavano bocca di rosa, metteva l’amore sopra ogni cosa’, inizia proprio così quest’altro grande successo di Faber, una canzone che parla del mestiere più antico del mondo, mettendo in risalto, con tutta la sua ammirazione ed il suo rispetto verso la categoria, l’emarginazione e le difficoltà di inserimento sociale che hanno sempre avuto le prostitute, degne secondo lui di essere invece beatificate o addirittura santificate.

Sono state tante le lavoratrici del sesso ad identificarsi nelle bellissime parole del testo di Bocca di Rosa, una canzone che tocca l’anima e che emoziona profondamente. Bocca di Rosa è solo un altro dei tanti testi che De Andrè ha scritto per sensibilizzare in qualche modo l’opinione pubblica su un tema così delicato, un tema su cui purtroppo da secoli si chiacchiera, si commenta, si esprimono giudizi spesso discriminanti, ma che alla fine è ancora lì, in attesa di essere legiferato una volta per tutte.