22 Giugno 2021 Enrico

Rudimenti di base per suonare il basso

Contrariamente alla chitarra il basso, pur essendo uno strumento a corde, non nasce per essere utilizzato nella melodia di un tema musicale, come invece succede per altri strumenti appartenenti alla grande famiglia dei cordofoni a pizzico (violino, mandolino, chitarra, arpa etc…), ma viene a tutti gli effetti considerato strumento percussivo; sulle prime può sembrare strano ma in effetti è proprio così, in quasi tutti i generi musicali il basso costituisce, unitamente con batteria e percussioni l’ossatura ritmica del brano, assolutamente nulla a che vedere con quella che è la linea armonica del tema.

E’ stato l’Audiovox Model 736 Bass Fiddle il primo modello conosciuto di basso elettrico a 4 corde, e fu nel 1935 l’americano Paul Tutmarc a costruirlo, o almeno così sembra; era la prima volta in assoluto che appariva un pick-up magnetico montato su un corpo solido, cosa che permetteva l’amplificazione dello strumento, il nuovissimo basso elettrico. Partendo, come si suole fare, dal basso verso l’alto le corde sono Sol, Re La, e Mi, in pratica le ultime 4 delle 6 corde della chitarra (sempre partendo dal basso verso l’alto), e si possono suonare pizzicandole, strappandole, o percuotendole nel caso si utilizzi la tecnica dello slap.

La sezione ritmica con batteria e percussioni

Forse non tutti avranno fatto caso ad una cosa che si verifica spessissimo in un concerto dal vivo, di qualsiasi genere si tratti; il bassista si posiziona sul palco sempre a stretto contatto con il batterista ed il percussionista, e c’è un preciso motivo dietro questo ‘schieramento tattico’ di una band, ovvero che questi tre strumenti costituiscono in pratica quella che in gergo musicale viene definita sezione ritmica di una band o di un’orchestra che sia, e devono perciò ‘camminare insieme’. Analizzando un qualsiasi brano musicale, soprattutto quelli di musica leggera, pop, rock, funky, possiamo notare infatti la strettissima correlazione che c’è tra tutti gli strumenti percussivi, con il basso che marca gli accenti della gran cassa della batteria; ciò significa che si sta eseguendo un brano in battere, con il bassista che sottolinea gli accenti gravi dando loro un corpo suonando all’unisono con il batterista. L’interazione tra basso e batteria si completa poi con lo strappo delle corde che il bassista esegue generalmente in concomitanza con il suono del rullante eseguito dal batterista (movimento in levare), tecnica che prende il nome di slap.

Come fare lo ‘slap’

Sarà quasi certamente capitato a tutti di vedere un bassista che, specie durante un assolo, esegue uno slap; ebbene, questa è una tecnica molto usata specie dai bassisti moderni, ma che è in realtà nata intorno agli anni sessanta, utilizzatissima soprattutto dalle band che suonavano brani di musica dance. Lo slap consiste in pratica in due movimenti basilari: il primo è di carattere percussivo, si chiama thumb, e viene eseguito con il dito pollice percuotendo la corda che si intende suonare, il secondo si chiama invece slap o anche pop, e consiste nello strappare la corda che emette il suono più acuto, in genere di un’ottava rispetto a quello del thumb.

Va comunque detto che la tecnica dello slap non può essere utilizzata su un basso fretless, quello senza le barrette marcatasti tanto per intenderci, ed ovviamente neppure su un contrabbasso; non essendoci infatti ‘elementi metallici’ ad interagire con la ‘percussione’ o lo ‘strappo’ della corda, non viene fuori quel delizioso effetto ‘metallico’ che caratterizza lo slap. Giusto per fare due nomi di storici ‘slappatori’, è impossibile non citare Marcus Miller, Victor Wooten, Alain Caron, o Stanley Clarke.

Impreziosire un tema con ‘terze e quinte’

Non occorre iniziare suonando le cose più difficili, ma è bene sapere che esistono dei piccoli ‘trucchi del mestiere’ che possono ‘arricchire’ un brano senza dover conoscere tutta la teoria musicale, ma che bisogna conoscere se si vuole diventare un buon bassista. Facciamo finta di essere chiamati ad eseguire un brano semplice, diciamo un motivo di musica leggera; esso può essere in tonalità maggiore o minore, quindi composto da sequenze di accordi comuni, come potrebbe ad esempio essere un giro armonico di La maggiore. Il secondo accordo del giro è un Fa diesis minore, il terzo sarà un Si minore, ed infine troveremo un Mi maggiore a ‘risolvere’ l’armonia, dando un sesnso ed una degna conclusione al giro armonico di La maggiore.

Ebbene, generalmente su questi accordi il bassista suona quasi sempre la nota cosiddetta tonica (La), ed in questo caso suonerà nell’ordine le note che danno nome agli accordi sui quali si sviluppa l’intero brano, cioè La-Fa#-Si-Mi. Se, ripetendo in loop lo stesso giro il bassista sostituisse il primo accordo (La) con il suo relativo terzo grado maggiore, ovvero un Do diesis, ne verrebbe fuori una armonia che, pur attenendosi ad ogni tipo di canone, risulterà senza dubbio molto più profonda ed intrigante rispetto al semplice La maggiore, e sullo spartito la troveremo scritta in questo modo La/Do#. Stesso dicasi nel caso volessimo suonare il quinto grado dello stesso accordo di La maggiore, ovvero il Mi.

Basso elettrico, basso acustico, contrabbasso

Ma quanti tipi di basso esistono? Bella domanda, perché in effetti oggi si trovano varianti di ogni genere, addirittura ce ne sono alcuni ‘a manico ridotto’, in pratica dei mini bassi di dimensioni molto ridotte rispetto al basso standard, ma capaci di emettere un suono che non ha nulla da invidiare al ‘fratello maggiore’.

Ad ogni modo sono 3 le grandi famiglie di basso, ognuna con il suo ventaglio di varianti; il basso elettrico si differenzia sostanzialmente da quello acustico per il semplice fatto che suona solo se amplificato, mentre nel secondo caso c’è anche la possibilità di suonare unplugged, ovvero in acustico. Completa la famiglia il contrabbasso, l’unico che va suonato stando in piedi in quanto si sviluppa ‘in verticale’, strumento nato in Europa nel secolo XVI che ha la caratteristica di possedere il suono più grave di tutta la famiglia dei bassi.