28 Settembre 2020 Enrico

L’importanza delle jam sessions per un musicista alle prime armi

Imparare a suonare uno strumento non è assolutamente facile, a meno che non si nasca geni, o con una tale predisposizione alla musica che qualsiasi strumento si provi a suonare risulta subito cosa semplice e divertente. Senza dubbio è anche molto importante il supporto della famiglia quando ci si inizia ad appassionare al mondo della musica e magari ci si compra il primo strumento; ovviamente, tutti quegli adolescenti che avranno scelto di voler imparare a suonare la batteria, le percussioni, o magari il trombone, dovranno mettere in preventivo di fittare una sala prove per farlo, altrimenti chi la sente la mamma!

La cosa certa è che se ci si compra uno strumento e non si ha con esso un approccio profondo ed intenso, studiandolo a fondo e comprendendone tutti i segreti ed i trucchi per ottimizzare il suono, resterà per sempre un gioco e non sarà mai una cosa seria; per imparare bisogna studiare, fare pratica, sbagliare….e poi sbagliare ancora, ed ancora. Ecco dunque che, dopo lo studio e l’applicazione teorica, è molto importante confrontarsi, accettare consigli, guardare altri come interpretano lo stesso passaggio di accordi, e questo succede soltanto alle jam sessions.

Quando e dove nacque la prima jam session

Il termine nacque per la prima volta negli anni ‘20, e deriva dalla parola Jamu, che in un dialetto dell’Africa occidentale significa ‘insieme in concerto’, e le prime jam session dal vivo erano prevalentemente incentrate sul jazz, e poco più tardi anche sull’ hip hop; a partire dagli anni ‘60 più o meno, anche i musicisti rock iniziarono a prendere questa buona abitudine, per poi essere emulati via via da musicisti e band di quasi tutti i generi musicali.

Certamente ricorderete Layla, celebre successo di Eric Clapton quando suonava con uno dei suoi primi gruppi, Derek and the Dominos; ebbene quello è stato il classico esempio di brano inciso durante una jam session alla quale, oltre a Clapton con la sua band, partecipavano anche altri musicisti sconosciuti come in questo caso Duane Allman, un chitarrista di passaggio che, oltre a duettare con il gruppo in questa occasione, fu anche successivamente convocato da slow hand (soprannome di Eric Clapton) per registrare altri brani con lui.

Come si svolge una ‘serata jamming’

La classica jam session è un evento speciale che può organizzare qualsiasi locale che abbia tutti i requisiti, i permessi, e le carte in regola per poterlo fare, e viene generalmente programmata in un giorno infrasettimanale per riempire il locale di amanti della musica e (si spera) discreti bevitori. Sì, perché generalmente i locali ad impronta musicale programmano soltanto i weekend con spettacoli e concerti di personaggi un po’ più conosciuti ed è quella l’occasione in cui investiranno qualche soldino, non lo faranno certo per un Martedì o un Mercoledì, giorno in cui devono competere con le partite di calcio internazionale in tv!

C’è una band residente che apre la jam, ed è generalmente composta da un duo o un trio di quelli che vanno a ‘presentare’ in un certo senso la serata, occupandosi anche di organizzare una sorta di ‘scaletta’ con l’ordine degli ospiti che vorranno esibirsi dopo che loro avranno suonato 5 o 6 temi per aprire le danze; poi ci si organizza e si sale sul palcoscenico a godersi una serata di musica tra amici.

Generi musicali più suonati alle jam sessions

Come già accennato, le prime jam sessions di cui si ha notizia si tennero negli anni ‘20 in America, ed era soprattutto il jazz a tenere banco nei locali notturni; negli anni ‘40 diventarono famose le jam sessions del Minton’s Playhouse di New York, locale situato sulla 118a Strada Ovest di New York e fondato dal sassofonista Henry Minton che, una volta chiusi i battenti al pubblico, si rintanava al suo interno con alcuni tra i suoi più cari amici come Dizzy Gillespie, Lester Young, Charlie Parker, Thelonius Monk, dando vita ad una jam session privata e senza pubblico, utile ai musicisti per scambiarsi opinioni e talvolta anche accendere una sana competizione di virtuosismi tra colleghi, ma soprattutto per divertirsi.

Oggi come oggi, pur essendo ancora tantissimi i locali dove si può assistere ad una jam session jazz o magari blues, è cresciuto a livello esponenziale il numero dei ‘jammofili’ amanti del reggae, ma anche gli incontri tra punk e metallari vanno proliferando. Certo, trattandosi di jam sessions non bisogna aspettarsi il massimo…ma bisogna invece considerare che senza il mondo delle jam i nuovi musicisti ed i talenti più promettenti forse non verranno mai conosciuti, e questo non sarebbe giusto.

Notizie utili e consigli per suonare ad una jam

Se non si vuole rapidamente essere tagliati fuori da tutto l’ambiente, rischiando di non avere mai più l’opportunità di avere spazio a disposizione in eventuali prossime jam sessions, il comportamento più sensato da tenere è quello innanzitutto di saper ascoltare ed avere molta pazienza, in secondo luogo bisogna essere pronti anche all’eventualità (che potrebbe profilarsi) di salire sul palco insieme a qualcuno che suona già ad un certo livello, e quindi di sfigurare; niente paura, fa tutto parte del gioco, tutto va a finire in quello zainetto pieno di esperienze che ci fa crescere.

E’ sempre bene portare con se il proprio strumento, con tanto di accessori come potrebbe essere un jack, un legìo se ci sono partiture scritte, o un microfono nel caso si canti; altrettanto utile può essere anche il seguente consiglio: cercare di non prestare il proprio strumento a nessuno, anche perché quasi sicuramente, a ruoli invertiti, nessuno vi presterebbe il suo.